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Nadia D’Angela -  Operatrice socio-sanitaria. Portoghese d’adozione

IMPRESSIONI DI UNA PORTOGHESE "QUASI ACQUISITA" SULLA SITUAZIONE COVID-19, di Nadia D'Angela

Lo so, il titolo è un po’ fuorviante, ma da buona italiana lascio un po’ di suspense all’inizio per poter spiegare meglio successivamente.
Ebbene sì: nata, cresciuta e pasciuta (come si suol dire) sull’italico suolo, sono stata conquistata dal Portogallo e dal suo splendido popolo, oltre che dalle bellezze naturali presenti un po’ ovunque nello Stato lusitano.
La cosiddetta saudade mi colpisce spesso e non potendo trascorrere tutto il tempo che vorrei direttamente li, cerco di tenermi informata e “collegata” in qualche modo frequentando un forum di espatriati oltre a varie pagine Facebook, sia quelle gestite da italiani residenti in Portogallo sia quelle ufficiali e istituzionali.

Situazione in generale

La situazione generale in Portogallo, per quanto riguarda il Covid-19, ha delle similitudini con quella italiana: ci sono zone molto colpite (Porto e Lisbona) e zone relativamente tranquille come l’Algarve; parlando di numeri, ad oggi, il Portogallo ha poco più di 24.000 casi confermati (di cui circa 15.000 nella zona di Porto, poco meno di 6.000 nella zona di Lisbona e poco più di 300 nella regione dell’Algarve) e circa 1000 morti in totale.
La differenza importante nel numero di contagi tra Porto e Lisbona sembra sia dovuta alla diversa natura economica delle due aree: Porto, la più colpita, è un’area più industriale (ha mostrato i primi casi positivi in pazienti che erano tornati da una fiera delle scarpe in Nord Italia); Lisbona invece è più orientata ai servizi, in particolare al turismo, e la bassa stagione ha certamente aiutato a contenere i contagi.
Parliamo di uno Stato che conta circa 10 milioni di abitanti per una superficie di poco oltre i 92 mila km quadrati, certamente numeri molto minori in confronto all’Italia; simile all’Italia è il dato che riguarda la popolazione anziana, infatti il 22% dei portoghesi ha un’età pari o superiore ai 65 anni (e il maggior numero di cittadini ultraottantenni in Europa, dopo Italia e Grecia, senza dimenticare che negli ultimi anni ha visto un forte afflusso di pensionati provenienti da altri Paesi, attratti dagli incentivi fiscali attuati nei loro confronti) ma ben diverso è il dato sulla mortalità da coronavirus che si attesta sul 3% circa (in Italia invece circa il 13%).
Molti fattori hanno determinato queste differenze sostanziali: tra i più importanti probabilmente il fatto che il coronavirus è arrivato con qualche settimana di ritardo in Portogallo in confronto agli altri Paesi europei, questo ha dato più tempo per monitorare la situazione e prepararsi a ciò che sarebbe successo.
Il Governo portoghese ha avuto modo di imparare dalle esperienze e dalle misure avviate dal resto d’Europa, in più ha intrapreso subito azioni mirate a contenere l’espandersi incontrollato dell’epidemia: un esempio su tutti è certamente la regolarizzazione degli immigrati per non lasciare nessuno fuori dal servizio sanitario, non solo per ragioni umanitarie, ma anche per una questione di sicurezza collettiva.
Altri fattori decisamente importanti sono stati una geografia propizia (confina solo con la Spagna), unità di intenti da parte della classe politica e autodisciplina della popolazione: secondo il premier portoghese Costa “I politici devono prendersi cura della popolazione, non far sì che i loro desideri prevalgano sulle raccomandazioni degli scienziati”, e le opposizioni sono state d’accordo offrendo da subito supporto al governo, come ha dichiarato Ricardo Baptista Leite “È il momento di collaborare, non di fare opposizione. In questo momento non ci confrontiamo con il governo socialista, ma con il governo del Portogallo”. Maturità politica (impensabile altrove) unita ad un’autodisciplina molto determinata del popolo portoghese, consapevole della fragilità del sistema sanitario fortemente provato dall’austerità del periodo 2010-2014, hanno fatto la differenza.

Impressioni personali

In questo contesto pandemico, che metterebbe a dura prova chiunque, mi rendo conto che tutto il mondo è paese e i miei conterranei in Portogallo, stando alle impressioni che traggo leggendo qua e la (da prendere quindi come opinioni personali e nulla di più), hanno reazioni diverse a seconda delle varie situazioni che possono presentarsi, come penso sia nella “normalità” che comporta una condizione che invece non ha nulla di normale.
Ad esempio c’è chi è rimasto bloccato in Portogallo, o viceversa in Italia, per l’improvvisa mancanza di voli e per le frontiere chiuse: molte persone hanno lasciato tanti affetti o interessi nel Paese d’origine e più o meno regolarmente fanno viaggi per questi motivi o per motivi di salute.
C’è chi è preoccupato per il futuro, chi non lo sarebbe?
Chi si pone domande del tipo: quando toneremo alla normalità? Che normalità avremo dopo? Quando avremo un vaccino? Come ne risentirà l’economia portoghese e che ripercussioni avrà su di noi?
Domande lecite, che si porrebbe chiunque.
Molti italiani in Portogallo si sono organizzati osservando le prescrizioni del governo italiano evitando quindi i contatti, stando in casa il più possibile, andando in luoghi non troppo frequentati per brevi passeggiate, usando i dpi ma anche qui combattendo un po’ contro lo sciacallaggio: la scarsità di prodotti quali mascherine, gel igienizzanti e guanti ha fatto lievitare i prezzi, come in Italia.
Fatta salva qualche situazione di “menefreghismo” (parlo di qualcuno riuscito a rientrare in Portogallo quando i voli non erano ancora del tutto chiusi e non ha rispettato la prescritta quarantena andando in giro tranquillamente, pur arrivando dalle nostre zone più colpite) la maggior parte degli italiani in Portogallo segue attentamente l’evolversi della situazione e scrupolosamente tutte le disposizioni delle autorità, ammazzando il tempo praticando hobby, leggendo e… Cucinando! Proprio come da noi.
Sono tutti consapevoli che il Paese che li ha accolti merita rispetto e gratitudine tanto che è stata messa in atto da qualche giorno una bellissima iniziativa meritevole di menzione: SOS-teniamo il Portogallo Emergenza Covid-19.
Sul sito - Pensionati italiani in Portogallo - si legge: “Il Portogallo ci ha accolto in modo caloroso, ci ha offerto una qualità di vita superiore alle nostre aspettative, ci ha trattato con rispetto non facendoci mai pesare la nostra presenza e talvolta la nostra invadenza”. Non ci ha mai chiesto di partecipare fattivamente alle incombenze di un qualsiasi cittadino, ci ha accolto come un padrone di casa benevolo che mette a disposizione tutto quello che ha per rendere il soggiorno dei suoi ospiti quanto più apprezzabile possibile. Anche in questo momento di difficoltà, dignitosamente come sempre non chiede nulla in cambio, ma noi possiamo sfruttare questa opportunità per dimostrare la dovuta riconoscenza e rispetto per il Portogallo e per tutti i portoghesi, perché noi non abbiamo trovato solo un’oasi fiscale in questo onesto Paese, ma soprattutto calore ed accoglienza. E’ bello poter dire GRAZIE ed è ancor più bello poterlo dimostrare nei fatti. “Facciamoci riconoscere per quello che realmente siamo e non per quello che dicono di noi”.
Con i soldi raccolti sono state già donate delle mascherine a un importante ospedale perché, anche lì come da noi, medici ed infermieri stanno lavorando senza le dovute misure di sicurezza, difficili da approvvigionare.

Una chiosa, sempre intesa come opinione personale, alle belle parole dedicate dai pensionati italiani al Portogallo sul loro sito, questo bellissimo Paese, nel complesso, offre una qualità di vita superiore a quella italiana sotto molto punti di vista: sicurezza personale, attenzione alle persone e alle loro esigenze, qualità dei servizi e soprattutto rispetto delle regole. E gli italiani in Portogallo apprezzano queste cose, più dei vantaggi fiscali, comportandosi di conseguenza, nonostante la nomea che si portano dietro (come ribadito proprio da loro).
E allora è questa, a mio avviso, la parte bella del sentirsi italiani, la cosa che dobbiamo esportare in tutto il mondo e con più forza nei Paesi che ci accolgono a braccia aperte: facciamoci (ri)conoscere per quello che facciamo, nonostante quello che si dice di noi!

 Fonti:

Nadia D'Angela

 

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