Il soffione, umile ma prezioso, è una intrigante rappresentazione di Jennifer Visocchi. La leggerezza è sovrapponibile alla leggiadria della danza classica. Il gioco del soffio, come le leggende tramandano, è il miglior auspicio per la realizzazione dei sogni. Infine la dispersione dei semi rappresenta le diverse traiettorie che le migrazioni umane realizzano e di cui Jennifer, attraverso nonno Amedeo Visocchi, è erede.

Si prova invidia per chi è in grado di comprendere una esibizione di danza classica... noi profani possiamo coglierne solo alcuni aspetti, che poi si dubita siano veramente pertinenti. Colpiscono la leggerezza che rivela quanto la forza di gravità sia talora molto permissiva, la tensione mistica e fisica di volti intensi ed immersi, la plasticità armonica di figure e volteggi che sottolineano e interpretano le colonne musicali.Ma salvo queste presuntuose parafrasi, nient’altro. Di qui l’imbarazzo misto a “religioso” rispetto nell’accostarsi ad una ballerina di danza classica. Questo è successo dopo che Paola Visocchi rivelò che una tale Jennifer , nipote di Amedeo Visocchi originario di Atina e emigrato in Francia sul finire degli anni ’40, era una ballerina del corpo di ballo dell’Opera di Parigi !!! Una prima indagine su internet confermò tutto. Non si aveva tuttavia notizia di alcuna parentela di Amedeo ancora in Atina. Quindi bisognava cercare altrove il contatto. Informammo Joseph Pagnani, che vive a sud di Parigi, che molto semplicemente cercò e trovò su facebook la Jennifer. Le chiese “amicizia” e abbastanza rapidamente la ottenne. Il contatto era avvenuto. In genere il diaframma che separa il mondo degli artisti affermati dal mondo profano è molto spesso e difficile da perforare. In questo caso, grazie alla straordinaria disponibilità e gentilezza di Jennifer… tutto era stato semplicissimo.. Un generico scambio epistolare sul social confermò che Amedeo Visocchi e la sua famiglia non avevano mai avuto la ventura di tornare in visita ad Atina. Quindi Jennifer sapeva di Atina e delle sue origini ma non aveva avuto contatti con esse, né del resto conosceva la nostra lingua. L’integrazione di Amedeo era stata totale, cosa abbastanza comprensibile, perché è un modello di inserimento sociale assai diffuso tra i nostri emigranti. Amedeo aveva infatti sposato una ragazza francese e Michel, il suo figliolo sarebbe stato il papà di Jennifer. Dunque Jennifer appartiene a quella categoria di discendenti di origine italiana che definiamo “in sonno”. Intendiamo cioè che tanti discendenti di nostri migranti, pur non avendo specifici interessi per la terra d’origine, laddove siano sollecitati, stimolati, e “occasionati”, esprimano in pieno la loro curiosità ed il loro interesse per le loro radici e la terra d’origine. La nostra attenzione è stata accolta da Jennifer come un ancestrale richiamo al quale ha aderito con autentica sensibilità. Attraverso Joseph, che non ringrazieremmo mai a sufficienza, le chiedemmo una intervista scritta. Lei aderì rispondendo ad un nostro ampio questionario. Successivamente abbiamo informato e reso partecipe il Sindaco di Atina del progetto di costruire il “ritorno” di Jennifer e della sua famiglia. Di qui è iniziato uno scambio epistolare tra lo stesso Sindaco Valente e Jennifer. Cosa dire di Jennifer ? Siamo in presenza di una ragazza straordinaria: per la sua disponibilità, per la sua semplicità, per l’orgoglio delle sue origini (fedelissima al modello familiare che “tipico” dell’Italia), per il suo modo di porsi pulito e genuino, per la sua bellezza, per la sua determinazione e bravura di artista (leggete le sue risposte alla nostra intervista). Come Atina e come Valcomino siamo ansiosi di conoscerla.

 

INTERVISTA A JENNIFER VISOCCHI

Traduzione dell'intervista a cura di José Pagnani

Jennifer adolescente

Dove e quando sei nata? 

Sono nata a Thiais, Dipartimento Val de Marne, il 27 agosto 1989.

Quali sono i ricordi più vivi della tua infanzia ?

Una grande famiglia unita, con bellissimi momenti di gioia e d’amore, e sempre con tanto riguardo e tanta gentilezza verso di noi.

Puoi dirci i nomi dei tuoi parenti più prossimi: Nonni, genitori e fratelli?

I miei genitori si chiamano Ghislaine Hannequin e Michel Visocchi. Ho due fratelli, Marc e Franck Visocchi. In realtà, non ho abbastanza conosciuto i miei nonni. I nonni paterni si chiamavano Amedeo Visocchie Rolande Chetal, quelli materni, si chiamavano Roger Hannequin e Raymonde Pion.

Jennifer il giorno del matrimonio

Ripercorrendo la tua infanzia e la tua prima giovinezza, trovi tracce delle tue origini italiane ?

Non abbastanza perchè ero ancora molto piccola. Ricordo, però, che c’era nelle nostre abitudini quello spirito di famiglia italiano molto affettuoso e tante belle e gradite tavolate, tutti insieme, in cui si discuteva affettuosamente con parole e pensieri emozionanti, gridando e scherzando sempre.

Come era il tuo quartiere dove sei nata ?

Non ho tanti ricordi, era un quartiere molto tranquillo della banlieue di Parigi. Thiais é una cittadina tra Villejuif e l’Aeroporto di Orly, nei pressi del centro commerciale Belle Epine, molto noto per il suo grandissimo cimitero dove venivano seppelliti i defunti di tutte le zone limitrofe, perché Thiais era la più vecchia cittadina della Val De Marne.

Che attività svolgevano e svolgono i tuoi familiari?

Mio padre era agente di commercio, mentre mia madre ha sempre fatto la casalinga e si occupava di tutti noi. Mio nonno paterno, Amedée Visocchi, lavorava il vetro e mia nonna, Rolande Cretal, faceva la segretaria. I miei nonni materni, Roger Hennequin e Raymande Pion, erano entrambi commercianti.

Puoi riassumerci il tuo percorso scolastico e le altre tue esperienze giovanili ?

Ho incominciato la danza classica all’età di 4 anni, in un corso per debuttanti, nel Conservatorio del Municipio di Athis-Mons. Contemporaneamente, all’età di 6 anni, ho incominciato a praticare la Ginnastica Ritmica Sportiva, in un Club de Juvisy sur Orge.

Piu tardi, nel gennaio del 1999, all’età di 9 anni e dopo aver superato tutti i colloqui, sono entrata nella scuola di danza dell’Opéra Nationale di Parigi in cui sono rimasta per 8 anni.

Ho lasciato cosi la mia vecchia scuola, i miei corsi paralleli e tutti i miei compagni d’infanzia, per seguire la mia passione della danza.

All’Accademia di danza, ho svolto tutta la mia formazione scolastica, Medie e Liceo, fino all’età di 17 anni dopo di che sono entrata nella più prestigiosa compagnia di ballo del mondo: L’Opéra di Parigi.

Il percorso intrapreso é stato molto difficile perchè alla fine di ogni anno c’è un esame di danza qualificante. Gli allievi che sono promossi proseguono nella classe successiva, quelli che non ce la fanno per poco ripetono l’anno mentre quelli che risultano insufficienti vedono la fine di tutte le loro speranze di rimanere in Accademia perchè vengono espulsi (ndr. I corsi dell’Accademia sono sovvenzionati con borse di studio statali per coloro che superano il concorso).

Le attività scolastiche hanno luogo il mattino mentre le attività di danza si svolgono di pomeriggio. Il ritmo è molto serrato dal primo all’ultimo anno di durata del corso accademico.

Tutti abbiamo visto “Billy Elliot”, hai avuto lo stesso fuoco per la danza? Quali sono stati la scintilla iniziale, i primi passaggi, le prime emozioni? 

All’inizio i miei genitori mi hanno fatto fare danza classica per canalizzare la mia energia e per svolgere un’attività fisica. Successivamente mi hanno indirizzato alla Ginnastica Ritmica Sportiva perché evidentemente l’attività che svolgevo non era sufficiente alla mia formazione complessiva e andava integrata.

Volendo essere onesta, devo confessare che all’inizio preferivo la Ginnastica Ritmica perché ci facevano ballare più velocemente con dei supporti come il pallone, il cerchio e altri ancora. Nella danza classica bisognava prima imparare le basi fondamentali, cioè tanti esercizi alla barra, le pieghe e esercizi di concentrazione per il rilassamento. Questi esercizi richiedono un estremo rigore.

Comunque i miei genitori hanno contribuito a orientare le mie decisioni piuttosto verso la danza classica. Loro erano sempre in contatto con i miei professori di danza perché intuivano le mie possibilità e le mie capacità in questa direzione.

Essere in scena non mi spaventava e danzare davanti al pubblico non mi metteva alcuna vera ansia. Mi piaceva fare spettacoli e la sera, quando ero in casa, facevo delle rappresentazioni davanti i miei genitori o davanti lo specchio del nostro salotto. Mi sembrava abbastanza naturale esibirmi ripetutamente sul palcoscenico, senza paura e senza stress.

Il balletto è sempre stato per me fonte di intensa emozione, anche perché allora ero una bambina di solo 10 anni.

Infatti, nel periodo delle portes ouvertes (ndr. che in Italia chiamiamo Open Day, cioè il giorno di orientamento in cui la scuola si apre al pubblico per mostrare l’attività scolastica) in cui  venivano fatte delle rappresentazioni delle scuole di danza sulla scena del Teatro dell’Opéra di Parigi-Garnier, noi presentavamo i nostri esercizi, frutto del lavoro realizzato durante tutto l’anno scolastico (ndr. Il teatro dell’Opera di Parigi GARNIER -quello tradizionale- si trova a Place de l’Opera. Quello piu recente, edificato durante la presidenza di Francois Mitterrand, si trova alla Bastille).

Quando mi esibivo, avevo il cuore che batteva a cento all’ora e le mani quasi sudate, ma il desiderio di ballare davanti al pubblico era forte e intenso che sovrastava qualsiasi ansia. Gli applausi mi eccitavano e rendevano ancora più performante la mia esibizione.

Devo ammettere che ero già abituata ad esibirmi in pubblico fin dalle competizioni di danza della scuola di Ginnastica Ritmica Sportiva. Insomma, ho sempre adorato ballare sul palcoscenico e poi nella scuola di danza ci insegnano fin da subito ad esibirci sulla scena.

Quali sono state poi le tue esperienze artistiche più significative prima del salto più importante? 

Ogni anno c’è uno spettacolo artistico all’Opéra di Parigi–Garnier, danzato unicamente dagli allievi della scuola di danza. Il mio ultimo anno di accademia, avevo 17 anni, fu quello più gratificante della mia vita perché ottenni il mio primo ruolo importante e l’accesso alla grandiosa Opéra di Parigi.

Essere aggregati al corpo di ballo dell'Opera pensiamo sia molto prestigioso per un'artista, ci racconti il tuo percorso di avvicinamento?

Integrarsi non è facile, perché si passa, in qualche maniera, dal primo posto della scuola di danza all’ultimo posto quando si entra a far parte del ballet dell’Opéra. Prima si diventa sostituto del corpo di ballo, si passa dal primo ruolo ottenuto durante i corsi di danza all’Accademia all’ultimo ruolo della gerarchia dell’Opéra di Parigi, ma pian piano ci si adegua. Si tratta di un aprentissage indispensabile nel nostro mestiere. Tutti devono passare attraverso questo regolamento, anche quelli che diventano danseurs etoile. In qualche maniera, si entra direttamente nel mondo degli adulti, senza transizione, all’età di 17 anni.  La regola è che all’Opéra bisogna integrarsi nel nuovo gruppo composto da ballerini che vanno dai 17 ai 42 anni di età, che è l’età della pensione.

Hai ancora nella tua mente le emozioni e le sensazioni dei provini/esami e di quando ti hanno comunicatoi risultati? Ce li puoi raccontare? Come lo hai detto alle persone a te più care?

La piu bella soddisfazione è quella di entrare a far parte del corpo di ballo, perché fin dall’età di 9 anni, quando si è in scuola di danza per anni, si pensa solo a questo obiettivo. Entrare a far parte del grande corpo di ballet dell’Opéra della musica classica. Sappiamo che c’è tanto cammino da percorrere iniziando dall’età di 9 anni fino ai 17 anni, attraverso tutte le prove e gli esami da sostenere anno dopo anno per giungere, forse, al traguardo. Il concorso di accesso al Teatro dell’Opéra di Parigi è il momento più delicato e importante della nostra carriera. Al termine di esso, i risultati vengino affissi nel cortile dell’Opera vicino all’ingresso degli artisti. Potete immaginare quei momenti: lacrime di gioia ma anche pianti disperati perché non tutti riescono ad entrare nel Corps de ballet dell’Opéra classica di Parigi.

Quando sono entrata, eravamo in 10 candidate ma solo due di noi sono state prese con il contratto a tempo indeterminato che significa fino all’età di 42 anni. Idem per i maschi.

In quel momento ero molto spensierata, almeno la vivevo così, solo più tardi mi sono resa conto della grandezza di quanto mi stava accadendo.

Riusciresti a trasmetterci qualche cosa delle emozioni che hai provato quando hai calcato per la prima volta il palcoscenico dell’Opéra?

Fu durante il mio primo ruolo di Sostituta. Ricordo che era un pomeriggio d’estate. I miei genitori e la famiglia erano presenti. Il Teatro era arcipieno. Sentivo le mie gambe tremare, ma non avevo timore perché avevo fiducia nel mio direttore di ballo, nel mio impegno e in me stessa. Era un pezzo classico molto dolce e, nello stesso tempo, grintoso. Sentivo che c’era nel mio cuore e nel movimento delle mie gambe un’armonia perfetta, che permetteva di muovermi sulla scena come se fossi trasportata dalla musica e dallo sguardo del pubblico. In realtà, durante il ballet sono sempre molto concentrata. Anche allora ero portata non dall’emozione, ma dal movimento gestuale che viveva in me. Non è facile da descrivere. Poi, alla fine del primo atto, c’è stato un grande e lungo applauso che mi ha profondamente commosso. Ho sentito il mio cuore palpitare, le mie gambe tremare ma i miei occhi scintillavano di gioia. Una grande felicità ha attraversato tutto il mio essere. Il mio primo sguardo andò verso la mia famiglia che applaudiva ininterrottamente, i loro occhi esprimevano tutta la loro contentezza e soddisfazione. Io mi sentivo raggiante di gioia per essere potuta stare in scena, per avere superato il mio primo test ufficiale e per essere stata all’altezza del mio lavoro. Il mio direttore di ballo mi fece un cenno con il pollice come per rassicurarmi che ce l’avevo fatta. Quella è stata la mia più grande emozione.

Dopo tanti anni, posso dire che gli applausi del pubblico sono sempre graditi.  Sono come quei farmaci che ti risollevano e che ti fanno vibrare ancora e ancora, perché migliorano le tue performances.

A proposito di persone care, chi è stato ad instradarti, incoraggiarti, sostenerti e aiutarti nella tua scelta prima e nelle varie fasi della tua carriera e della tua vita quotidiana poi?

I miei primi ammiratori sono stati certamente i miei genitori, Ghislaine e Michel. Mi hanno sempre sostenuta nelle scelte e aiutata nel percorso. Per esempio, mamma Ghislaine mi accompagnava alla scuola di danza molto presto il mattino ma anche mio padre faceva la sua parte perché spesso, andando al suo lavoro, ci accompagnava in macchina fino alla stazione e poi veniva a prendermi la sera per tornare insieme a casa. Allora facevo circa 4 ore di treno al giorno.

Nel mio percorso di danza, sono sempre stata incoraggiata, ma mai forzata. Dipendeva da me smettere o continuare. Sono stata veramente fortunata ad avere avuto dei genitori d’oro!

La mia prima insegnante di danza classica, Janine Julien, ha sempre creduto in me. Fu lei a guidare me e i miei genitori affinché seguissi il percorso di danza classica all’età di 9 anni. Infatti, ancora oggi abbiamo un forte legame di amicizia e continuiamo a frequentarci.

Ci sono anche tutti gli altri professori grazie ai quali ho potuto acquisire tutte le tecniche della danza e che non scorderò mai.

Jennifer e Alban

Quanto ai miei genitori, essi mi supportano e sono sempre presenti, ma ora c’è anche mio marito Alban Bonnet che, oltre all’affetto, mi consiglia in tutte le mie scelte. Ci siamo conosciuti quando avevo 17 anni. Egli ha saputo adattarsi alla vita complicata di una ballerina professionista e mi sostiene da ben  12 anni.

Purtroppo della danza classica, noi non ne sappiamo tanto, a parte l’entusiasmo e le meraviglie che ci avvolgono quando vediamo sulla scena ROBERT BOLLE, ELEONORA ABBAGNATO e ancor di piu, quando la nostra memoria ci permette di ritornare a CARLA FRACCI o a RAFFAELE PAGANINI, per rimanere in Italia.

Il ballet è composto di 154 ballerini. C’è una vera e propria gerarchia tra i ballerini che si distingue in cinque gradi:

Quadrille,

Coryphée,

3° Sujet,

2° Premier danseur

1° Étoile.  

I gradi dal 3° al 5° formano il Corps de ballet.

La promozione al grado superiore avviene ogni anno tramite un concorso interno e facoltativo mentre, per diventare Danseur Etoile ci si acceda direttamente passando da una nomina a Premier danseur per libera scelta della Direzione.

In quanto a me, al momento, io faccio parte del Corps de ballet e il mio grado attuale è Coryphée.

Puoi descriverci una tua giornata tipo di ballerina dell’Opéra? 

Non possiamo parlare propriamente di una giornata tipo. Le mie giornate sono sempre diverse, i miei orari di lavoro sono variabili e  possono cambiare da una settimana all’altra.

Per riassumere, posso scegliere tra 3 corsi di danza al mattino, ossia alle 10, alle 11 oppure alle 11,30 con durata di un’ora, un’ora e mezzo ciascuno. Dipende! E’ un riscaldamento muscolare che ci prepara alle ripetizioni, cioè alla ripresa più volte dello stesso motivo coreografico, o agli spettacoli della giornata. Le ripetizioni incominciano alle ore 13,30 fino alle 16,00 ma possono andare oltre fino alle 19,00.

Quando c’è spettacolo è un po diverso perché facciamo la prima ripetizione dalle ore 13,30 fino alle ore 16,00. Alle 17,30 segue il trucco e il parrucchiere per poi essere pronti alla rappresentazione alle ore 19,30. Noi siamo in continua preparazione per un futuro spettacolo, con allenamento giornaliero, anche se poi privilegiamo sempre lo spettacolo del giorno.

In quale rappresentazione sei impegnata?

In questo momento sto preparando La fille mal gardée di Frederick Ashton, gli spettacoli incominceranno a fine giugno. Nello stesso tempo, la sera mi esibisco con il Corps di ballet allo spettacolo The Season’s Canon di Crystal Pite, balletto contemporaneo.

Hai partecipato a delle tournée e hai calcato i palcoscenici di altri teatri del mondo?  

Si, ho partecipato a diverse tournées nel mondo. Per esempio, due volte in Australia a Sydney e Brisbane, in Cina a Pechino, nel Giappone a Tokio, tre volte in Canada e negli USA. All’inizio di luglio partirò in tournée a Novosibirsk per un lungo periodo.

Quali sono stati gli spettacoli nei quali hai lavorato ? 

I grandi ballets classici come Le lac des cygnes, Casse Noisettes, La BayadereCendrillon, La Dame aux Camelias e tantissimi altri ma anche moltissimi ballets contemporani come Sort Off di Mats Ek, The Romeo e Giuliette di Sacha Waltz e, come dicevo prima, The Season’s Canon di Crystal Pite.

Progetti per il futuro? 

Si, attualmete, ho ripreso la Direzione insieme a Yvon Demol della Compagnia Incidence Chorégraphique, creata piu di 15 anni fa da Bruno Bouchè, attuale Direttore del Ballet Nationale della Regione Rhin. Noi presentiamo delle creazioni coreografiche con i ballerini dell’Opéra di Parigi. È come se fosse, per me, un secondo mestiere, altrettanto emozionante, dove posso ancora apprendere tantissime cose nella mia vita artistica.

Ci accingiamo a terminare, Jennifer, con un argomento che ci sta a cuore: le tue origini.  Immaginiamo tu appartenga alla terza generazione della tua famiglia in Francia, quali sono stati, se ci sono stati, i vantaggi e gli svantaggi del tuo cognome italiano ?

La gente mi domanda spesso:  «sei Corsica o Italiana ?». Cio’ mi fa sorridere e con fierezza rispondo: « Italiana, certo!».

Ci sono da parte tua e della tua famiglia rapporti con parentele o amicizie in Atina ? 

Purtroppo no! Ma sarebbe un gran piacere per mio padre incontrare persone che fanno parte del nostro ceppo familiare e che abitano ancora ad Atina. Sarebbe un sogno venirci !

A proposito, nella tua giovane vita, qualche volta sei stata in Valle di Comino e ad Atina, che ne è una delle perle ? Ossia, se senti il nome Valcomino ed Atina, provi qualcosa ? 

Certo! Io non ci sono mai stata, ma venirci farebbe piacere, ancor di più, a mio padre, perché Atina fa parte della nostra storia e delle nostre origini. Io sono molto sensibile ai valori della famiglia

Se qualcuno di quella Valle e di quella città ti invitasse, accetteresti l’invito ?

Assolutamente, con gran piacere! Verrò volentieri con mio padre.  Aspetto allora due inviti. Grazie per il vostro interesse, per il tempo che mi state dedicando. Grazie a tutto il gruppo di Valcomino-SenzaConfini e al Signor Pagnani.

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