Dall’alto ronza un drone con una telecamera. Dietro la telecamera c’è l’occhio di Philippe Brolet e davanti alla lente c’è sempre Brolet … la sua vita divaricata con un piede in Belgio, e un piede in Atina.
Sequenze che fanno surf tra ottimismi e malinconie, tra speranze e realtà, tra pugni di terra fertili e legami metafisici per tifoseria calcistica, tra leggerezza e concretezza. Philippe Brolet è un giovanotto, con una splendida famiglia, figlio di una mamma con origini atinati e di un papà belga. E’ tanto legato ai luoghi d’origine della madre da condurci ogni anno la famiglia per le vacanze. E’ difficile guidarlo a qualche intrigante angolo della Valle, li conosce già tutti…..
ValcominoSenzaConfini
Avendo superato di 10 anni l’età della morte del Cristo, mi considero un privilegiato. Tra una battuta e un sentimento di angoscia, la verità sta spesso nel mezzo.
Bisogna condurre la propria barca in una società che cambia ad una velocità vertiginosa. La nostra evoluzione è probabilmente esponenziale, ad immagine dell’espansione del nostro universo
Sono cresciuto in un mondo spensierato ed emancipato. Il Belgio, paese del compromesso, piccolo paese con piccoli problemi. Lontano dalle restrizioni, lontano dalla guerra, lontano dal terrorismo. Lontano … ma paradisiaco anche senza palme e senza sole.
Le cose sono cambiate. L’innocenza della fanciullezza ha lasciato il posto ad una realtà più spaventosa. Ormai la gente si fa saltare nella metro nel nome di un Dio. Altri sequestrano ragazze in uno scantinato. Alcuni vogliono finirla con la nostra monarchia lo spettro di una separazione non è mai stata così presente. I nazionalisti e i populisti sono tornati.
Non succede solo nel nostro paese. Che mondo è questo? Tre giorni senza pioggia e senza vento ci obbligano a ridurre la velocità. Benvenuti sul pianeta più inquinato di tutta la galassia. È mezzanotte meno un minuto. La terra non ce la fa più.
Se fosse piatta, potremmo perlomeno gettare i nostri rifiuti giù.
È in questo mondo che i miei tre figli, orgoglio del mio sangue, dovranno farsi strada. Il giro in bici nel quartiere ha lasciato il posto ad una seduta davanti ad uno schermo dello smartphone. L’avvenire si annuncia difficile. Oh, di lavoro qui ce n’è, ma le esigenze sono elevate. Le prestazioni di anno in anno devono superare ogni volta le prestazioni precedenti. Rimanere dieci anni in una stessa azienda senza cadere in un burn-out (stress/esaurimento da lavoro) sarebbe un miracolo.
I miei figli dovranno essere flessibili, propensi al cambiamento e pronti a sopportare lo stress quotidiano. Non sarà con il sudore della fronte, come per i nostri nonni, ma è con una mente d’acciaio che dovranno superare gli ostacoli in un mondo del lavoro che si liberalizza sempre di più.
Uscire con gli amici ovunque, fino a qualsiasi ora, mi fa già rabbrividire prima ancora che abbiano l’età per farlo.
E la gioia di vivere in tutto questo? Oh sì che c’è, c’è sempre stata. Perché nonostante i malanni della nostra società e le preoccupazioni del paese, ci si vive ancora bene. Se l’Italia è una terra di partenza, il Belgio è una terra d’accoglienza. Grazie
Il Belgio è un paese che non progetta alcun muro con il Messico, non vi sono divieti di sposarsi con un partner dello stesso sesso, si può ridere di tutto con tutti senza tabù, senza prendersi sul serio; è un paese senza guerra civile, senza dittatura, senza la fame, senza segregazioni, senza catastrofe naturali, senza bagni alla turca e senza complessi.
Tramonto sul Belgio
Il Belgio ha soddisfatto ogni mio bisogno: mia moglie, i miei amici, le mie passioni. Lavoro per vivere e non il contrario, tralasciamo dunque i dettagli riguardo a come mi guadagno la “pagnotta”. Ci sono due tipi di lavoratori. I gilet gialli e gli altri; riassumendo, lavori seriamente ma se non stai nel posto giusto, non ti basta lo stipendio per vivere degnamente.
Non mi posso lamentare.
Mia moglie è talmente eccezionale che non ho voglia di parlarne, c’è il rischio che me la rubino!
Per il tracciolino delle Gole del Melfa
I miei veri amici li conto sulle dita di una mano e, a volta, ho l’impressione di aver lavorato in una segheria...
Che dire delle mie passioni? Sono numerose ma stabili e incondizionate.
Innanzi tutto c’è il mio giardino. Piccolo ma grazioso. Sarà forse la nostalgia per il sud che mi ha spinto a piantare a tutto spiano alberi esotici. Faggi e roseti, comuni alle nostre latitudini, hanno lasciato il posto agli ulivi, palme, yucca ed agavi. Un hobby che richiede molta attenzione e tanto amore. Un vero challenge ampiamente ricompensato. Vietato palleggiare nel giardino!
Quando il cambiamento climatico aiuta la bravura del giardiniere
Poi c’è la mia passione la più radicata,lo Standard Liège e il calcio. Quella che mi avvicina di più a mio padre che, purtroppo, segue gli incontri da lassù. Un virus assoluto che mi porta a volte a comportarmi come un adulto irrazionale. Una via di fuga dalle frustrazioni, un luogo di incontro con mio fratello, un posto dove mi sento bene. Rumore, gente ammassata come sardine e colori rosso e bianco.
Tifando lo Standard
Infine c’è questo posto.
Un profumo di fichi, un vento leggero a fine giornata, un sole di piombo, un panorama mozzafiato, una storia millenaria, una cucina autentica, delle casette di pietre, delle chiese al posto dei building, dei vicoli, un dialetto incomprensibile, ho nominato Atina e i dintorni.
Ogni sera prima di addormentarmi mi rivedo lì. Anche se ci fosse solo un cane abbandonato a farmi compagnia all’ombra di un platano, potrei sempre meditare e provare a parlare con le pietre. Sono cresciuto con l’amore per l’Italia. È il mio secondo ringraziamento. Grazie mamma.
Credo che Dio esiste, non so se è lui ad aver creato il mondo, ma se vive da qualche parte è sicuramente in Italia.
Su di un trabucco dell'Adriatico
La famiglia Brolet pronta per la pizza
Un angolo della mia Atina
Philippe Brolet - Bruxelles