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L’HAY LE ROSES: CHEZ PIETRO ROSATI
Se vedi aggirarsi sorniona una Alfetta del 1978, con targa francese ed il 94 finale, con delle vetrofanie di bandiera italiana o della squadra azzurra di calcio, quella è la macchina di Pietro Rosati, da Sorelle, un simpatico romanticone, candidamente e fanaticamente entusiasta dell’Italia e di tutte le sue manifestazioni e cose.

La memoria di Pietro Rosati da Sorelle è colma di distaccati disappunti, di velate tristezze e frammenti di nostalgia. Rievoca una infanzia molto comune alla gran parte dei bambini casalvierani degli anni quaranta, dalle condizioni difficili, al limite del sopportabile, sul piano fisico e sul piano psicologico. Una scuola vissuta come un lusso, in quanto anche le braccia dei bambini servivano a condurre avanti le misere sorti economiche delle famiglie. Piccoli lavori nei campi e nei cortili, spesso al freddo e con stomaco riempito con minestre e polenta. In quinta elementare nel 1952 andava a scuola dalla Maestra Maria Ianni Fanelli, alla quale, giunti sulla soglia dei settantacinque anni lui e dei novantatre anni lei, mostra ancor oggi affetto e deferente rispetto. Non portava i compiti a casa, perché fin quando c’era la luce del giorno doveva svolgere qualche lavoro nei campi, e quando faceva buio la candela per lui non era sempre disponibile. L’attitudine ed il piacere dello studio gli permettevano di fare i compiti velocemente in classe. Non c’erano la scuola media unica o l’avviamento professionale, le classi popolari potevano, anche se avrebbero dovuto, proseguire i cicli delle elementari in un terzo ciclo con le classi sesta, settima ed ottava. Classi con programmazioni e competenze indefinite, ma che formalmente conducevano la scuola di base obbligatoia verso i quattordici anni. E Pietro completò questo ciclo.
Il diciotto maggio del 1960 Pietro, a diciotto anni, età in cui spesso ora si è ancora adolescenti, partì per la Francia. C’erano già degli accostamenti della famiglia Rosati con la Francia: sua mamma si chiamava Francine, tradotto in Franzine sui documenti…..dall’addetto all’anagrafe del comune di Casalvieri che così pronunciava il nome quando i genitori trascrissero l’atto di nascita. Francine era nata in Francia e quando Pietro arrivò i nonni materni vivevano a Ivry, mentre lui andò a Choisy le Roy, dal fratello che lo aveva preceduto, per poi trasferirsi a L’Hay les Roses. Tra i quindici e i diciotto anni Pietro aveva fatto il manovale e poi il muratore presso diverse imprese edili di Casalvieri. A Parigi fu assunto come piastrellista da una ditta specializzata nel commercio e nella messa in opera di maioliche. Per conto di questa azienda ebbe l’occasione di lavorare in casa di artisti importanti: Jacques Brel e George Brassens, notissimi chansonniers dell’epoca . Con il primo ebbe addirittura la ventura di pranzare un paio di volte, lavorò in casa del secondo nel 1968, quando Brassens era agli iizi della malattia.

Pronto per una spaghettata


All’inizio degli anni settanta Pietro decide di lasciare l’attività di piastrellista e dedicarsi ad una nuova attività: promuovere e vendere prodotti alimentari italiani di qualità. Brillantissimo…. Quarantacinque anni fa Pietro anticipava esperti di marketing e analisti di mercato ed intuiva che la qualità e la tipicità del prosciutto, delle olive, dei formaggi, della pasta (compresa la pasta Zaffiri …..) avrebbero avuto successo. Per trentatre anni Pietro gestirà direttamente un banco vendita al mercato di L’HAY LE ROSES e nello stesso tempo rappresenta e vende i suoi prodotti direttamente presso ristoranti e privati. Raggiungerà quote elevate di commercio sino a tenere in magazzino mille prosciutti, tra i Parma i San Daniele e i nostrani. Ha contatti con importati direttori commerciali delle industrie alimentari italiane e spesso se ne va per la Francia accompagnando i venditori esclusivisti più importati.

Pietro con il nipotino

 

Pietro confessa che avrebbe potuto avere una sorte economica e professionale molto migliore, se la vicenda del divorzio non lo avesse intralciato, comunque gli è andata ugualmente bene, molto bene. Pietro ha un figlio di nome David, come suo padre, che manco farlo apposta è un meccanico specializzato dell’Alfa Romeo nelle vicinanze di Villejuif: la fedeltà si trasmette. Il sogno di Pietro che partiva per la Francia era farsi una casetta. Sul Colle Bannera c’è una costruzione bianca ed un pennone con una bandiera italiana ed una bandiera europea. Pietro Rosati tra alterne vicende ha realizzato il suo vecchio sogno, e ogni mattina, se c’è buon tempo, si fa il suo privato alzabandiera.

Il testimone alle sue nozze

 


Per il papà in guerra   Con il figlio Davide

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