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Davide Iacobelli – Dermatologo, collezionista d’arte, nonno. Vive a Detroit negli Usa

CORONA VIRUS:  ESPERIENZE PERSONALI E CONSIDERAZIONI DA DETROIT (MICHIGAN, USA), di Davide Iacobelli

Le mie due nipotine Valentina (sei anni) e Giulietta (quattro) amano giocare insieme. Il loro divertimento preferito consiste nel preparare “uno spettacolo” per poi presentarlo al papà quando la sera torna a casa dal suo lavoro di Pneumologo /Intensivista dove, nell’Ospedale St. John di Detroit, è in prima linea nel prendersi cura dei pazienti affetti da Corona Virus.

Ecco, papà è tornato: adesso scende nel seminterrato dove si spoglia dei suoi vestiti che potrebbero essere contaminati, si fa la doccia, indossa il comodo pigiama e finalmente può rilassarsi un po’. Lo spettacolo stasera è intitolato “Il Virus” e consiste nel manovrare e dar voce a due marionette in un teatrino di legno coperto da stoffe variopinte con al centro una piccola aperture che funge da palco dove le marionette (azionate dal retro) giocano, parlano, si azzuffano, litigano e poi fanno pace e decidono di andare a fare una passeggiata in riva al lago… Ma la marionetta Valentina a questo punto dice alla marionetta Giulietta: “non si può andare, perché c’è il virus…”

E già stato detto tutto e il contrario di tutto su questa pandemia, quindi c’è poco da aggiungere. Il problema —anzi la sfida— che tutti dovremo affrontare a mio avviso riguarda “the aftermath” cioè quello che succederà nel prossimo futuro.

Si sente dire da politici, economisti, cosiddetti esperti e gente comune che dopo “nulla sarà più lo stesso”. C’è chi dice che dovremo continuare ad usare la mascherina e a mantenere la distanza di sicurezza per chi sa quanto altro tempo e qualcuno ha anche azzardato l’ipotesi che dovremo abbandonare il consueto gesto di stringerci la mano…

La scrittrice e giornalista canadese Naomi Klein in un’intervista rilasciata all’Huffington Post dice che dobbiamo imparare dagli errori commessi in passato (vedi la crisi finanziaria del 2008) e fare delle svolte radicali, tali da cambiare profondamente il modello economico al quale siamo abituati. Dopo il 2008 furono spesi “molti soldi per salvare il sistema finanziario e il conto è stato pagato dalla gente comune con l’austerity”. Ci serve un altro modello economico: il post-crisi sarà certo diverso, “ma come sarà (cioè se migliore o peggiore) dipende da noi”.

Non possiamo permettere che le strutture del sistema usino questa emergenza per creare ulteriori ingiustizie e disuguaglianze. Si deve evitare di ripetere il “lato barbaro” dell’austerity quale l’impoverimento del sistema sanitario pubblico (vedi la “rivoluzionaria” idea—Medicare for all—dell’ex candidato alla Casa Bianca Bernie Sanders); il mancato rispetto dei lavori più umili ma pur sempre essenziali; l’uso e l’abuso di specie animali anche domestiche (vedi i “wet markets” dell’estremo oriente da dove si pensa sia nata questa Pandemia), e cosi’ via.

Per non parlare poi del mancato interesse che a volte raggiunge addirittura il negazionismo da parte di troppi politici e governanti verso il “Global Warming” ormai  ribattezzato “Climate Change” solo per una questione di politically correct, ma che non ne sminuisce la drammaticità.

Siamo noi elettori ad eleggere chi ci rappresenta  nelle varie sedi politiche ed istituzionali.  Spetta dunque a noi cittadini scegliere oculatamente tra chi si batte per un futuro migliore e chi invece ci riempie la testa di slogan tanto altisonanti quanto vuoti.

Il “potere” è nelle nostre mani: continuare con lo status quo, oppure costruire un modello politico sociale ed economico fondato sull’attenzione verso l’individuo e l’ambiente che ci circonda e non basato esclusivamente sul consumo e le leggi di un mercato che lasciato a se stesso finirà col fagocitare tutto e tutti.

Dobbiamo ripartire da questa crisi globale per costruire un futuro più equo e più aperto al rispetto dell’uomo e della natura, perché (come dice Papa Francesco): ”questo non è il tempo dell’indifferenza, dell’egoismo, della divisione e della dimenticanza. Nessuno si salva da solo”.

Ma torniamo al mio piccolo universo: Jason è un mio paziente che vive e lavora in un paese a nord della città di Detroit. Purtroppo è affetto da una malattia—la psoriasi—che si manifesta con lesioni cutanee spesso associate (come nel suo caso) ad una artrite che nei casi più gravi può arrivare ad essere totalmente debilitante.

Fortunatamente per Jason, sia la pelle che le articolazioni stanno rispondendo benissimo ad una terapia a base di un nuovo farmaco biologico che però ha un effetto collaterale: la diminuzione delle risposte immunitarie.

Jason lavora in un cimitero dove, tra le altre cose, si occupa del tumulo delle salme.

“Dottore, lei conosce il mio lavoro e sa che ultimamente a causa del Corona virus è aumentato molto il numero dei decessi. Sono preoccupato: cosa mi consiglia di fare? Continuare questa terapia che sta funzionando così bene, ma allo stesso tempo mi rende più suscettibile al virus, oppure sospenderla in modo da rinforzare il mio sistema immunitario essenziale nella lotta contro questo dannato virus, e così rischiare un aggravamento dell’artite che potrebbe impedirmi di continuare il lavoro che e’ la mia unica fonte di sostentamento?”

Ecco il mio dilemma: interrompere la terapia e molto probabilmente assistere ad un aggravamento della malattia con tutte le conseguenze che ciò comporta, oppure continuare rischiando che il paziente si ammali di Corona virus e chissà cos’altro?

Magari prenderò spunto dalla Marionetta Valentina che dice che tutto è cambiato perchè… “c’è il virus” !!!

Di una cosa sono certo: Presto torneremo a passeggiare in riva al lago.

Davide Iacobelli

 

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