Le curiosità della Valcomino non finiscono mai: presso una cantina di Posta Fibreno le bottiglie di vino se ne stanno placidamente coricate su spalliere…  per alleviare la loro stanchezza ogni tanto il cantiniere cambia posizione… mentre le gabbiette stringono i tappi spinti dalla pressione dell’anidride carbonica...  Come mai questa cura per il vino se Posta Fibreno è conosciuta per l’acqua???

La risposta ancora una volta sta nelle pieghe dell’emigrazione. L’Italia era uscita distrutta dalla guerra, ma sul finire degli anni ’50 si avviava a quel mitico boom economico  con numeri che fanno impallidire le impietose cifre  statistiche di oggi. Purtroppo le cronache, solo di sfuggita e per caso, ci raccontano come quel boom viaggiasse insieme ai milioni di italiani che emigravano verso tutti i paesi del mondo e che di li a poco con le loro rimesse di danaro lo avrebbero sostenuto.

A Casalvieri su cento case ben sessanta sono state costruite con denaro parzialmente o totalmente proveniente dai nostri emigranti.

 
Paesi di destinazione 1946/1950 1951/1960 1961/1970 Totale

Francia

175.000 491.000 898.000 1.564.00
Germania 2.155 1.140.000 541.000 1.683.000
Svizzera 330.000 1.420.000 593.000 2.343.000
USA e Canada 158.000 297.000 208.000 663.000
Argentina 278.000 24.800 9.800 312.000
Brasile 45.915 22.200 5.570 73.685
Australia 87.265 163.000 61.280 311.545
Altri Paesi 219.000 381.000 316.000 916.000
Totale colonna 1.295.335 3.939.000 2.632.000 7.866.985

Il  grafico mostra  che dal 1946 al 1970 furono ufficialmente 7.866.985 i connazionali emigrati, anche se sappiamo che le cifre reali  furono superioril.  Senza includere ovviamente i numeri collegati alle migrazioni interne dal sud verso il Nord, altrettanto laceranti e disumane.  

Come un milione e cinquecentosessantamila italiani, Vittorio Lecce da Posta Fibreno, classe 1945, figlio di contadini,  nel 1963, appena diciottenne si avviò verso la Francia. Era stato richiamato dal fratello più grande che già da qualche anno  viveva e lavorava nella regione parigina. Diciotto anni, appena un po’  sopra l’adolescenza  o appena superati  i confini della giovinezza. Era, come si dice, senza “arte né parte”, ma costretto dalle ”circostanze” a cercare fuori ciò che non si poteva raggiungere dentro. E che poteva fare il nostro Vittorio se non  cominciare a lavorare come manovale nell’edilizia?     

Passaporto di Vittorio 1963

Il manovale è il primo gradino per specializzarsi nelle varie qualifiche nelle’edilizia, è un lavoro duro, semplice ma molto faticoso. A quei tempi il manovale si caricava sulle spalle sacchi di cemento da cinquanta chili per farne calcestruzzo!!! Ora fortunatamente le norme sulla sicurezza hanno dimezzato quel peso. 

Vittorio fu assunto da una ditta edile e per qualche tempo lavorò nei dintorni di Parigi. Dopo un po’ di anni, nel 1967, la ditta si trasferì nella regione della Champagne, tra Reims ed Epernay, il cuore della splendida campagna dove si produce il re dei vini.  La ditta di Vittorio svolgeva i suoi lavori proprio all’interno delle grandi  cantine: pavimenti, scaffalature, grossi tini di cemento ecc.  

Vittorio faceva le sue cose, nel frattempo osservava l’attività delle cantine: la coltivazione delle vigne, la raccolta dell’uva, i metodi di fare il vino, i modi di conservarlo, e pensava a come si faceva il vino a Posta Fibreno in famiglia. Era tutto un altro discorso, tutto gli sembrava strano: regole, norme e disciplinari rispettati scrupolosamente. Ma quando assaggiava quel vino capiva che quei francesi avevano ragione a fare come facevano!!!!  Dopo un pò  Vittorio lasciò la ditta e passò direttamente alle dipendenze di una grande cantina. Lui avrebbe curato tutti i lavoretti di muratura, ma continuava sempre ad osservare, ad apprendere tutto ciò che riguardava la produzione del vino, per curiosità, per richiamo sentimentale alle vecchie pratiche di casa. La cantina era di proprietà dei signori Robert, una azienda a conduzione familiare, ma all’avanguardia nei criteri di produzione, che non disdegnava (siamo negli anni settanta) iniziative innovative nel marketing: l’azienda “Jacques Robert et ses fils”  produsse la più grande bottiglia di Champagne del mondo, fu anche record Guinness. Si trattava di una bottiglia alta più di due metri che conteneva il volume di duecentoventi bottiglie da champagne di 750 cc ! 

Una bottiglia della cantina Jacques Robert e il cortile dell’Azienda

Vigneti dello Champagne

Cantina e Remuages dello Champagne

Quella di Jacques Robert era una famiglia di notevole ospitalità, tanto che i rapporti non rimasero nell’ambito delle relazioni di lavoro, ma divennero amicali e familiari, perché nel frattempo Vittorio si era sposato ed aveva condotto con se la moglie Pierina. Dunque Vittorio era diventato il tuttofare di fiducia per il quale non c’erano segreti, una amicizia che dura tuttora.    

Quando durante le vacanze tornava a Posta Fibreno Vittorio rivelava, raccontava, spiegava le sue esperienze con lo Champagne agli scettici amici contadini. E per troncare ogni dubbio  terminava dicendo che una bottiglia di quel vino costava almeno venti delle bottiglie di Posta Fibreno. Allora non si discuteva più, era definitivamente accertato che lo Champagne era migliore del vino di Posta Fibreno, e il prestigio di Vittorio era garantito. Vittorio continuava a lavorare presso quella azienda sempre con le stesse mansioni, ma non era solo, perché con lui oltre alla moglie c’erano altri postesi, il fido Mario Lecce (Boccitto) e la coppia Pasquale e Filomena Lecce. Insomma avevano costituito la Little Posta Fibreno in terra di Champagne. Vittorio sembrava avere sempre più interesse per le cose enologiche che per le faccende edili dell’azienda. Cominciò quindi ad occuparsi, con la fiducia dei proprietari, della vendemmia. Lo faceva tanto bene che quando propose ai proprietari di poter provvedere lui agli altri lavoratori necessari, questi aderirono di buon grado. Cominciarono quindi ad occuparsi della vendemmia anche tutti i familiari di Vittorio, i figli VIncenzo, Rocco, Pasqualina ed il futuro genero Lino. Da quel momento Vittorio curerà la vendemmia per i successivi venti/trenta anni, sin quando cioè non si ritirerà definitivamente in pensione. Nel frattempo la vendemmia nella Champagne era diventata un “cult” per Posta Fibreno, perché nonostante sul finire degli anni 80 Vittorio, con il nucleo che lo seguiva, rientrasse a Posta Fibreno, egli manteneva sempre l’impegno di provvedere alla vendemmia. Ci provvedeva facendosi accompagnare dai compaesani postesi.  Iniziò così una originale processione per la vendemmia nella Champagne: decine e decine di postesi passavano qualche settimana di agosto e di settembre a raccogliere grappoli di Chardonnay e di Pinot.

La campagna delle vendemmia per le uve a bacca bianca da trasformare in bollicine è sempre leggermente precoce per la necessità di avere un mosto leggermente più acido.

Una originale migrazione stagionale, una simpatica esperienza in cui si lavorava, ci si divertiva e si riusciva a guadagnare qualcosa. Al ritorno dalle vigne ad aspettare i postesi spesso c’erano bevute, mangiate e qualche volta anche musica e salti. Mah forse un ottimo modo di fare l’Europa conoscendosi e scambiando esperienze…

Vittorio ricorda di getto alcuni di questi “migranti settimanali”: Mario Lecce, Mario Gentile , Pietro Petitta, Pasquale e Filomena Marcelli, Valerio Farina, Benedetto Marcelli, Pierina Farina, Maria Lecce, Luciano Farina, Antonio Di Carlo, Giuliano Ricci (Famoso perché aveva realizzato delle sculture in pietra sistemate negli spazi dell’azienda) ed altri ancora.

Vittorio il figlio Lino e un amico di Casalvieri in gita a Parigi

Lecce Vittorio, Lecce Mario e Marcelli Pasquale in Francia

Nel 2011 Vittorio, dopo quarantaquattro anni di lavoro a Monthelon, dove si trovava la “Jacques Robert” è rientrato definitivamente a Posta Fibreno, a custodire la sua piccola azienda agricola, a curare le sue piante e ad osservare dall’alto il lago e le ormai desolate “cannauine”.

Vittorio in pensione

Le -Cannauine’- sono quei piccoli campi a ridosso sud del lago che una volta erano dei giardini capaci di garantire un paio di raccolti all’anno, dal granturco agli ortaggi, custodite amorosamente dai tanti proprietari che ne avevano avuto il possesso negli anni cinquanta con una epica lotta contadina per poter coltivare quei fertilissimi terreni.   

L’amicizia e i rapporti con la famiglia Jacques Robert continuarono e continuano ad essere intensi, anche se ora l’età di tutti con consente più troppi viaggi, come quella volta che Jacques Robert venne per il matrimonio di una figlia di Vittorio. In  quell’occasione i Jacques Robert ebbero come cadeau per gli sposi decine di bottiglie di champagne, con l’immagine degli sposi nella simpatica etichetta, o quando venne per partecipare, con grande sensibilità, alle esequie del povero Mario Lecce (Boccitto) che era prematuramente scomparso.

L’etichetta del Cadeau con gli sposi  Pasqualina e Lino

 Pasqualina, figlia di Vittorio, chez  Jacques Robert

Ma la lezione del metodo  champenoise ha stregato Vittorio che tenace  lo applica anche quando i mosti sono locali. Perciò continua imperturbabile a stringere gabbiette sulle sue bottiglie ed ad offrire un buon bicchiere di bollicine al visitatore.

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