L’eleganza di Ulderico D’Agostini

’ELEGANZA DI ULDERICO D’AGOSTINI

PREMESSA: Una casa, con terrazzo su porticato colonnato che rievoca blandamente le strutture architettoniche di “Via col vento” , all’altezza della Madonnina di Tiscio, ha sempre sollevato curiosità sulle sue origini.

Qualche tempo fa una cordiale chiacchierata, prima della sua scomparsa, con Annita Marrocco, moglie di Ulderico D’Agostini (Faccenna) e madre dell’attuale proprietario, avv. D’Agostini , nonché dI Onorina e di Isela, ha soddisfatto questa curiosità. L’origine: Tommaso, padre di Ulderico, aveva una sorella che aveva sposato, senza avere figli, un signore di Serravoglia, certo Fanelli. Questo signore aveva ben tre fratelli sacerdoti, Don Giovanni, Don Francesco e don Tommaso, che risiedevano in un formidabile caseggiato ancora esistente nel centro di Serravoglia. Al prestigio della famiglia corrispondeva un adeguato livello economico. Infatti la scomparsa dei sacerdoti, ed in successione del cognato e della sorella, consentì a Tommaso di ereditare un discreto patrimonio per l’epoca, siamo negli anni 1910/1920. Tommaso potè acquisire diverse proprietà terriere, garantire gli studi a figli e trasferirsi da Faccenna Alta a Tiscio, lungo la strada principale, dove decise di costruire l’attuale palazzo.

Ulderico era l’ultimo di una numerosa famiglia di agricoltori. E nonostante avesse frequentato negli anni immediatamente precedenti la guerra le scuole superiori di Alvito (compagno di studi di Ernesto Giancarlo) seguirà l’attività di famiglia. Ma lo farà con una certa insofferenza. Ulderico mostra poco i caratteri abituali del contadino:  è distinto nel portamento, cerca di vestire in modo accurato, si esprime quasi sempre in lingua italiana riservando a situazioni particolari l’uso del dialetto, tuttavia non disdegna rapide partite a carte al bar e soprattutto senza rinunciare alla affabilità ed alla cortesia. Insomma Ulderico si distingue in un ambiente duro e poco attento agli aspetti formali. Sposa Annita nel ’51, dopo un po’ di mesi di lavoro nei campi la coppia progetta l’espatrio. L’idea era il Canada dove Luigi, fratello di Attilio D’Agostini (Faccenna),s’era incaricato di procurargli un atto di richiamo. Tutta la famiglia entra in fermento per procurarsi il denaro da inviare a Luigi per l’espletamento delle pratiche del richiamo e per il pagamento del biglietto di viaggio.

Annita si racconta con le mani in grembo, con la voce e lo sguardo delle antiche donne di campagna, da tenace custode della famiglia e delle sue vicende quotidiane. Rievoca i viaggi e le visite mediche presso il consolato canadese per la concessione del visto. Riferisce di come il funzionario del consolato si attardasse, agitando la penna tra le dita, ad esaminare e riesaminare le carte. “Adesso firma, adesso firma” dicevano fra sé impazienti Ulderico ed Annita. Il mondo invece crollò quando il funzionario ripose la penna esclamando, “Questo visto non si può concedere perché il richiedente ha cambiato residenza rispetto a quella dichiarata nell’atto di richiamo”. Mentre lo racconta Annita rivive l’emozione del momento… ancora con un pizzico di irritazione. Comunque non si danno per vinti: Elio (Lietto) Pagnani, il cognato di Ulderico, gli propone un atto di richiamo per il Venezuela. Nel novembre del 52 alla coppia nasce Onorina. E pochi mesi dopo, nel febbraio del 53, Ulderico parte da Napoli sulla nave “Anna C”. Lascia la giovane moglie e lascia la figlioletta. Arriva dal cognato “Lietto” che, con i fratelli Onorio ed Antonio, gestisce già una già grossa compagnia di costruzioni. Ulderico, avendone l’opportunità, decide di occuparsi di autotrasporto. Riesce, con qualche aiuto, a acquistare un autocarro con cui trasporta materiale edile di ogni genere, soprattutto per i Pagnani. E per tutto il periodo della sua permanenza in Venezuela Ulderico svolgerà l’attività di autotrasportatore. 

 

Ogni due o tre anni Ulderico rientra. Rientra anche nel 1957, e in quell’occasione propone alla moglie di seguirlo. Consueta prassi dei visti, solito incarico all’agenzia viaggi di Loreto Pescosolido di pensare a tutto. Annita e la piccola Onorina partono anch’esse. Ulderico ha predisposto cose grandi per la famiglia. Mentre tutte le famiglie degli altri casalvierani tentavano in ogni caso di risparmiare nella scelta delle abitazioni, scegliendo soluzioni economiche, Ulderico prende in affitto un grande e comodo appartamento in una zona prestigiosa di Caracas. Una zona nella quale non vivevano altri connazionali. Il palazzo era stato peraltro costruito da un costruttore di Sora, certo Capobianco. L’affitto era alto ma Ulderico riusciva agevolmente a gestire le spese. Nel quartiere risiedevano famiglie prestigiose di Caracas. Annita racconta che nel piano sottostante il suo abitava la famiglia di un importante collaboratore del capo del governo Perez Jimenez, e ricorda che un pomeriggio mentre osservava Ulderico parcheggiare il suo camion vide l’arrivo di numerosissime moto ed auto della polizia che accompagnavamo una grande auto. L’auto si fermò e ne discese un personaggio in uniforme militare che entrò nel palazzo. Poi seppe che era il dittatore in persona che si recava in visita al suo collaboratore.  Qualche settimana dopo ci saranno le sollevazioni popolari che costringeranno il generale golpista a lasciare il potere.

La famiglia di Ulderico non frequenta moltissimo gli altri compaesani, anche per la lontananza. Ma Annita ricorda con nostalgia i grandi supermercati, i grandi elettrodomestici ancora sconosciuti in Italia, ricorda di aver visto lì per la prima volta le carrozzine per bambini.

 

  Nel giugno del ’60 nasce Roberto. È un bambino enorme: pesa alla nascita più di 4 kg. Annita ricorda sorridendo di quanto il bambino piangesse nonostante seguisse a puntino le indicazioni del pediatra sulla quantità di latte e sui tempi di alimentazione. Ma solo la curiosità delle vicine le consentì di scoprire che la causa del pianto del piccolo era proprio “la fame”. Il bimbo mangiava troppo poco per le sue esigenze e i suoi bisogni e protestava… Nel frattempo Onorina seguiva le elementari presso la scuola italiana “Bolivar-Garibaldi” gestita dalla Sig.ra Maria Vitti (Iuccia). Nel 61 la coppia decide si lasciare l’appartamento di prestigio e di trasferirsi in un altro appartamento, sempre di qualità, di proprietà del cognato Lietto. Più vicino al quartiere frequentato dai compaesani. E qui la famiglia sarà arricchita dalla nascita di Isella. Ulderico ed Annita erano una coppia molto affiatata e complice, stavano bene perché gestivano con oculatezza le entrate, e conducevano una vita senza sfarzi o lusso ma dignitosa. Purtroppo la situazione economico sociale del Venezuela, dopo la deposizione del dittatore, veniva cambiando, i bimbi crescevano, qualche incertezza cominciava ad apparire. Bisognava decidere cosa fare del futuro. Nel 62 la coppia, dopo innumerevoli conciliaboli notturni, decide di lasciare il Venezuela e di rientrare definitivamente in Italia. E la casa di Via col vento a Tiscio riprese a vivere.

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