Uno degli aspetti  più stimolanti in quest’attività di ricerca tra i nostri connazionali all’estero è l’opportunità di conoscere personaggi  sorprendenti.  Questa volta ci riferiamo a Marco Capoccia da Alvito. Un giovanotto di poco più di quaranta’anni che una ventina di anni fa decise di cercare migliori opportunità di vita negli Stati Uniti.

Ci ha sorpreso la sua normalità, la sua imperturbabilità. Niente di già visto tra i cliché dei nostri compatrioti all’estero. E’ legato all’Italia ma ne vede le grosse problematiche, venera l’America ma non ne è stregato, adora la famiglia ma si conserva i suoi spazi, conosce i meccanismi degli affari ma non ne è prigioniero,  vive le frenesie delle relazioni sociali, per via  della sua attività professionale e di spettacolo,  ma prosegue tranquillo e distaccato per la sua strada, con il suo carico di umanità e di  sensibilità che governa da saggio. Non si tratta di smaccata apologia di un personaggio, ma solo di una puntuale descrizione di quanto abbiamo colto in due incontri di poco più di un paio di ore con Marco.

Dunque ai primi del duemila Marco lasciò Alvito per gli Usa. Certo, coincideva l’essere nato negli States durante una precedente permanenza della famiglia, ma essendo rientrato appena fanciullo non gli era rimasto niente di quei luoghi, coincideva la presenza negli Stati Uniti di alcuni suoi parenti che fossero di primo appoggio, coincideva  il possesso di un buon diploma di ragioniere conseguito presso la sede del Baronio di Atina, coincideva la sua versatilità e la sua disponibilità a qualsiasi esperienza … ma era pur sempre un lasciare una ”tana” tranquilla, anche se forse poco appagante,  per un porto dalle tante promesse ma dalle poche certezze. 

Un altro bisogno aveva spinto  il giovanotto ad andare via: il bisogno di un ambiente dove contasse il saper fare e non il “saperci fare”, il bisogno di mettersi alla prova senza paracaduti, senza le comodità familiari, che ti proteggono, ma possono imprigionarti, il bisogno “ulisseo” di viaggiare e conoscere.

Non nasconde niente Marco: non nasconde le speranze e le delusioni, gli sforzi  fisici e le depressioni, le gioie e le lacrime.

“Dopo qualche mese e dopo essermi sottratto all’ospitalità dei parenti, ero arrivato a fare qualsiasi cosa, ero giunto a fare tre mestieri nell’arco di una settimana che non finiva mai, ma non riuscivo che  a racimolare a malapena un migliaio di dollari al mese… dovevo darmi ancor più da fare….”.

Momenti di depressione si alternano a momenti di entusiasmo, come quando in prossimità di un Natale s’inventa la confezione e la vendita di cesti natalizi con prodotti diversi. Come un forsennato mulina uffici e e negozi, scale e sottoscale per piazzare i suoi cesti. Gli va bene, ne piazza tanti da guadagnare quanto l’intero anno precedente. Questo lo conforta ed aumenta la sua determinazione, è implacabile con se stesso si ripete come un mantra alla mente ed al cuore: “Devo riuscire, non posso fallire..   

Una formidabile spinta a questa determinazione Marco la trova nella ragazza di cui si innamora e che diventerà sua moglie. Si chiama Maria, la sposerà abbastanza presto. Siamo  a Columbus, in Ohio, Marco è sempre in rapporti con quanti di Alvito e della Valle vivono in quella città, ma non immaginava certo che quella frizzante ragazza dagli occhi scuri conosciuta ad un ballo avesse dei nonni a Rio Molle e dei nonni a Val di Rio, insomma non immaginava che ciò che “l’Atlantico aveva separato, l’Atlantico aveva riunito…”. Il matrimonio e la famiglia che va a costituirsi funzionerà come  un forte propellente psicologico.

 

Calli e geloni sulle sue mani  

Chiede consiglio su come migliorare la sua condizione economica  ed ottiene risposta. Allora Marco conosce i calli e i geloni provocati dall’uso al caldo e al freddo dei grossi badili americani. Nella patria del fordismo e della esasperata divisione del lavoro per aumentare la produttività, anche la gettata di cemento diventa una autonoma specializzazione nell’edilizia. Come c’è l’idraulico ed il carpentiere, il piastrellista e l’intonacatore, così c’è il cementista per realizzare esclusivamente piazzole, viottoli e terrazze. Non è particolarmente complicato, c’è gran bisogno di "olio di gomito" e di pochi investimenti iniziali, almeno per i lavori più semplici. Presa confidenza con  le tecniche delle gettate di cemento, ma soprattutto “appresi” i meccanismi per procurarsi appalti, decide di mettersi in proprio, di cercarsi le commesse e di assolverle a regola d’arte. Coinvolge il fratello Mariano in questa avventura. I fratelli Capoccia partono calmi, ma poi accelerano i ritmi, sempre più commesse, sempre più affari, e sempre più fatica.

Una fatica che riesce ad essere vincente anche nel periodo più buio dell’edilizia americana, gli anni tra il 2008 e il 2009. L’invenzione di un prendi 4 e paghi 3, riservata ovviamente ai pochi grandi costruttori resistenti alla crisi, cioè un appalto  gratuito ogni tre pagati, consente a Marco e a Mariano di superare bene la grande crisi.

Il meccanismo “valanga” s’impossessa dei Capoccia: decine di dipendenti  ed un consistemte parco macchine. Ciò che è ancora più importante è che dal gestire le gettate del cemento alla possibilità di trattare la commercializzazione degli appartamenti è solo un passo. Marco ha imparato una delle leggi fondamentale dell’economia capitalistica: Compra quando tutti vendono, vendi quando tutti comprano.

E’ ovvio che la crisi persistente nell’edilizia lo favorisce, ma bisogna sempre saper capire, valutare, acquistare, gestire e vendere.

 

The American way of life according to the italian style…

Tuttavia il racconto dell’esperienza di Marco non è scandito solo dal tempo e dalle vicende personali ed occupazionali, ma è cosparso di riflessioni e ragionamenti di ambito più vasto, di riferimenti ai valori della società americana, delle prospettive umane che ne scaturiscono. Questa capacità di sollevarsi e riflettere ha suscitato la nostra simpatia per lui. Il rosario di vicende, con cause, effetti e circostanze, si sgrana sempre in un concetto che Marco ribadisce ripetutamente: “Lavoro per vivere, e non vivo per lavorare… e se lavoro voglio lavorare per me e la mia famiglia...”.  Un concetto che non si chiude nel recinto dell’egoismo, lui ha solo metabolizzato the american way of life” e lo plasma, lo adegua, lo adatta con il suo (nostro) stile di vita, con il respiro profondo della nostra storia, della nostra cultura e della nostra umanità (sì... una volta…).

Cosa trova di più stimolante nella società americana?

“La possibilità di darsi da fare, il valore del merito, l’ampiezza delle opportunità ”. 

Cosa trova di più deprimente?

La profonda solitudine, l’esasperazione del valore individuo, la difficoltà e l’occasionalità dell’amicizia”.

Columbus si trova nell’Ohio, stato nord occidentale degli USA, tra Michigan, Pennsylvania e l’Indiana.

Proprio al centro dell’Ohio (Ohioderiva da una parola irocheseche significa "grande fiume")  c’è la più grande città dello stato, la capitale Columbus,  https://it.wikipedia.org/wiki/Columbus_(Ohio).  Si tratta della 15° città più grande d’America. E’ una concentrazione metropolitana di poco meno di un milione di abitanti ma con importanti insediamenti industriale e commerciali. Le maggiori attrazioni della città, giustamente gemellata con Genova per via del nome, sono: lHuntington Park, uno stadio dedicato al baseball, il Museo Artistico, con alcuni tra i primi dipinti cubisti di Picasso, alcune opere di Ingres, Degas, Monet, Edward Hopper, il Quartiere dei Birrifici, che ha una storia che va indietro nel tempo di quasi 200 anni quando un immigrato tedesco aprì qui il primo birrificio nel 1836, , l’Ohio State Fair, una delle fiere più grandi degli Stati Uniti, Columbus Crew Stadium, per il football americano, l’Ohio Stadium, detto anche il Ferro di Cavallo.

Sono più di trecento i cittadini originari di Alvito che vivono in Columbus. Funerali e matrimoni sono i loro meeting obbligatori: ci si vede, ci si scambiano informazioni, ci si controlla l’esistenza in vita, in una specie di appello generale. E poi ci si da appuntamento all’evento successivo, lieto o triste. Senza forme di associazionismo, senza forme di continuità. Questa è l’America, ognuno per conto suo… Questo è però lo spazio in cui gli amministratori di Alvito possono inserirsi e riproporre il loro paese come meta del buon ritorno  periodico, come recupero e scoperta delle proprie origini. E per questa operazione Marco, con la sua saggezza, con il suo entusiasmo sarebbe un ambasciatore perfetto. 

 

La musica nel sangue

Ma Marco non  si adegua passivamente a questo standard. Lui è anche un musicista, suona la tromba da quando era adolescente, sulla scia dell’ottima tradizione musicale di Alvito, unico paese della Valle attualmente a tenersi  ancora stretta una gloriosa Banda musicale. E suonava negli anni novanta con un gruppo musicale di San Donato Vc, i Mystic Puppet, con Andrea Pesce, Antonio Leone, Giancarlo Cedrone, Eva La Rocca, Alessandro Decina, Donato De Rubeis e  Anthony Ranaldi, palestra di esperienze e di entusiasmi giovanili.

Così diventa parte integrante di un gruppo musicale, “Ray Massa and Eurorhythms” che, formato largamente da musicisti di lontana o vicina origine italiana, propone proprio quel  repertorio di bel canto che distingue l’Italia nel mondo: le più famose arie del melodramma italiane, della canzone napoletana ecc. Il pubblico del gruppo è soprattutto il pubblico delle comunità italiane in tutti gli stati dell’unione. La fede religiosa, la musica, la bandiera ed il calcio sono cardini di primo ordine dell’identità culturale italiana,  (cultura, arte e storia purtroppo non fanno troppa audience !!!), perché non proporre canzoni che trascinano, che provocano  entusiasmo ed emozioni? E’ assolutamente una buona idea, anche dal punto di vista economico.

Il gruppo è travolgente, e in virtù della sua bravura è chiamato ad esibirsi in tutte le città degli Stati Uniti, perché in ogni città c’è una comunità italiana. Marco diventa uno dei leader di questo gruppo, e riesce a combinare, anche se con un ritmo vorticoso, lavoro-famiglia e musica. Viaggia, e viaggia in continuazione, da uno stato all’altro, da una città ad un’altra. Conosce e diventa amico di tantissima gente, cosicché quando una volta, come racconta, mentre volava nell’ovest del paese l’aereo fu dirottato per motivi atmosferici verso una città diversa dalla sua destinazione. Dovendo passare molte ore in quella città, decise di lanciare un post su facebook “Mi trovo all’aeroporto  per una variazione di volo, troverò qualcuno per bere una birra?”. Ebbe rapidamente più di venti risposte di amici che si offrivano di ospitarlo. Buon motivo per essere soddisfatto.

 

Ma gli affari sono gli affari

La musica e le tournèe non distraggono però Marco dai suoi affari immobiliari, con una veloce progressione, dopo aver lasciato l’azienda “cementiera”, costituisce un piccolo impero immobiliare: compra, vende, affitta o media compravendite di appartamenti, ville, palazzi, terreni, campi di golf.

Ma come spesso prevede la costante transitorietà del “American way of life” nel 2014 Marco e la famiglia decidono di lasciare l’Ohio e di trasferirsi in Florida. La città prescelta per il trasferimento è Boca Raton, una città sulla costa atlantica della Florida, con grossa vocazione turistica ma anche con importanti impianti tecnologici ed industriali. Il clima ovviamente è tropicale. Non sono stati abbandonati gli affari dell’Ohio, ma Marco intende affrontare una nuova scommessa: quella di impegnarsi nella costruzione diretta degli immobili. A riprova che l’America è la terra delle opportunità e del saper fare, il Ragioniere Marco Capoccia affronta gli esami per prendere la Licenza di General Contractor. Tecnicamente sarebbe una qualifica specifica per Ingegneri, Architetti, al massimo geometri, ma tutti possono accedere e superare questa prova, dimostrando una solida preparazione indipendentemente dai titoli di studio precedenti. La funzione delGeneral Contractor -Appaltatore generale–,  figura assunta anche in Italia nell’ambito delle qualifiche specifiche dell’edilizia, è quella di coordinare le varie specializzazioni necessarie alla costruzione di immobili, in effetti è il solito processo di ottimizzazione nella tempistica, nella qualità e nell’economicità del processo. E questa è appunto la nuova scommessa di Marco: una licenza che, sotto la sua personale responsabilità, consente di costruire per conto terzi qualsiasi tipo di immobile e di impianto, dai centri commerciali ai grattacieli. Questa ulteriore attività non sostituisce l’attività di agente immobiliare che Marco porta avanti appoggiandosi ad una grande Agenzia Immobiliare ed ai mezzi televisivi https://www.youtube.com/watch?v=qXmSjBdyaik 

 

The Italian day in Florida

Ma tutto questo esaurisce la vitalità di Marco Capoccia? Ma nemmeno per idea. Ha lasciato a Columbus il gruppo  “Ray Massa and Eurorhythms” per ovvi problemi di tempo e di logistica, ma sono la musica e l’italianità che non lasciano lui. Così tre anni fa, forte della sua esuberanza e del suo amore per la musica e lo spettacolo, ma forte soprattutto delle sue infinite conoscenze nel settore decide di organizzare l’Italian Day, una manifestazione di cultura, musica, gastronomia italiana a Boca Raton, un  festival che nei tre anni di svolgimento ha avuto un notevole successo di pubblico.  http://www.genteditalia.org/2018/02/07/boca-raton-adesso-ce-litalian-day/

 

The Italian day 2019 at Deerfield Beach

Ancora una volta le capacità organizzative di Marco hanno avuto successo, e tutto senza alcuna forma di interesseeconomico,  mosso solo grande passione per la musica e perla l’Italianità. Quest’anno l’Italian day si  sposta di qualche kilometro e si svolgerà sulla spiaggia di DEERFIELD BEACH il prossimo SABATO 6 APRILE. Il profondo affetto per Alvito e per la Valle da parte di Marco emerge dalle incursioni a quest’Italian day di diversi artisti nostrani, da Nino Viglietta con la sua fisarmonica, al cantante Rito Giammattei, sotto le sembianze di Pulcinella, alla “The Club Swing Band”, la famosa band alvitana dai “ritmi swing affrontati con intenzioni punk”. http://www.theclubswingband.it/

Già in altre occasioni Marco ha ingaggiato i ragazzi della band in tour americani: esperienza raccontata in una affettuosa testimonianza di Marco Iacobone che aggiungiamo a questo “servizio”.

Marco Capoccia e i The Club Swing Band di Marco Iacobone

La nostra band è originaria di Alvito, ed ognuno aveva già avuto modo di conoscere Marco prima del nostro tour negli Stati Uniti. Conoscevamo tutti la sua passione  per la musica, il suo impegno per l’italianità nel mondo, la sua grande nostalgia per Alvito, il suo successo nel mondo degli affari.  Fu così che nell’estate del 2010, Marco, ad Alvito per le vacanze, dopo un nostro concerto ci disse: “Ragazzi siete troppo forti, il prossimo anno vi porto negli States”Noi iniziammo a ridere, immaginando appena cosa potesse significare un tour negli Stati Uniti. Noi band di provincia, che girava sì l’Italia tra festival e matrimoni, ma che mai avrebbe sognato di attraversare l’oceano con addosso gli strumenti.

Così quella frase detta da Marco in tarda serata non fu presa troppo sul serio da nessuno della band.

Marco intanto in America aveva iniziato a suonare  la tromba e a cantare con la band “Ray Massa and Eurorhythms”, girava gli Stati Uniti con loro, e aveva conosciuto tantissime persone nel mondo dello spettacolo e nel giro incredibile dei festival italiani all’estero.

Ebbene qualche mese dopo arrivò una telefonata di Marco: “Ragazzi, ve l’avevo detto, a settembre venite a suonare qui in America, datemi tutte le info che faccio i biglietti”. Quella promessa si fece concreta e l’incredulità non fece che aumentare. Fu così che conoscemmo da vicino una delle caratteristiche peculiari di Marco, la tenacia. Una persona che se promette una cosa, poi fa di tutto per realizzarla.

E così fu:Settembre/Ottobre 2011, 30 giorni negli States: tre festival,  un matrimonio, e una decina di concerti tra locali e ristoranti.

Un sogno. Difficile condividere le emozioni provate in quell’esperienza. Difficile raccontare i mille aneddoti e avventure affrontate in quel mese negli Stati Uniti. Coccolati ed ospitati dalla grande famiglia degli alvitani in Ohio e trattati nei concerti come star italiane. Con Marco a fare sempre da collante in tutte le situazioni. Non fu un semplice tour, ma un tuffo nella grande comunità alvitana e ciociara all’estero. Una realtà per certi versi ferma nel tempo delle nostre origini, però all’interno dell’avanguardia statunitense. Un mix surreale.

Capitava a fine concerto che arrivavano persone originarie di San Donato, di Sora, di Casalvieri a salutare questa band di 7 ragazzi, a cui con entusiasmo raccontavano tutte le ingarbugliatissime parentele e la nostalgia per i propri paesi lasciati ormai tanti anni fa.

Come detto prima, difficile raccontare le tante esperienze vissute in quel tour, ma forse per descrivere Marco un episodio può essere emblematico.

Marco è una persona unica, un’energia incredibile, un grande cuore. Non si ferma un attimo, mentre parla con te di una cosa già ne sta pensando altre dieci, e contemporaneamente ne fa altre quattro. Ma è soprattutto un ottimo intrattenitore.

Una sera a Virginia Beach, nel pomeriggio avevamo suonato in un festival sull’oceano. Dopo cena, girando per la città su un pullmino affittato per l’occasione, Marco è alla guida e vittima di una distrazione si infila in una strada contromano. Immediato il suono della sirena e l’arrivo di una volante della polizia che ci affiancò, non si sa spuntata da dove, come nei migliori film. Terrorizzati, in un istante vedemmo davanti a noi la multa, il mezzo sequestrato e i tanti guai a cui potevamo andare incontro visto l’alto livello alcolico dentro quel pullmino (non del guidatore eh,  ma del resto del gruppo sicuramente!).  

Il poliziotto con fare minaccioso si avvicinò all’auto, Marco disse “Restate in silenzio e lasciate fare a me”. 

E da lì in poi mise in mostra tutte le sue doti di intrattenitore e di showman, con una dialettica che contemplava un perfetto inglese misto ad espressioni italiane d’effetto.  Marco immobile con le mani sul volante e con tutta la tranquillità, iniziò un monologo di almeno 10 minuti in cui raccontò tutta la nostra storia.

Il policeman provò ad interrompere quel flusso infinito di parole ma non riuscì a pronunciare una sola frase. Era ipnotizzato. Alla fine esausto e sorridente ci indicò un paio di locali dove continuare la serata augurandoci buona fortuna per il proseguimento del tour.

Ci sa fare Marco con le parole, basti pensare alle centinaia di cd e magliette vendute durante i nostri concerti mentre  instancabile girava tra la folla promuovendo la band.

Ma tante altre volte Marco era intervenuto a salvarci dalle situazioni difficili nelle quali ci eravamo messi, come quando ci infilammo in 7 in una stanza doppia a Brooklyn, o quando ci affannavamo a cercare di camuffare le bruciature da sigaretta sul sedile del van, o quando ci strappò  dalle mani di due grossi marines ingelositi dalle chiacchiere fatte con le loro amiche a fine concerto.

Di sicuro Marco ci ha regalato un sogno e continua a regalarcelo ogni volta che ci riporta a suonare negli Stati Uniti, come ad esempio per il tour in Florida nel febbraio 2018. Inoltre per noi vedere Marco da cantante e showman sul palco con gli Eurorhythms è stata una grande risorsa e un grande insegnamento. Un intrattenitore vero.

Al momento Marco ha lasciato la sua band per dedicarsi al lavoro e alla famiglia, e il suo “addio” alla musica è culminato con un grande show in piazza della Vittoria ad Alvito, in cui ha portato sul palco, oltre a noi, grandi musicisti statunitensi come il tenore Aaron Caruso o il fisarmonicista Cory Pesaturo. Come però è stato ricordato in quella serata, lui ha lasciato la musica ma la musica non lascerà lui. Difatti continua ad essere protagonista nell’organizzazione di festival italiani all’estero, in particolare in Florida, sua nuova patria dopo il freddo Ohio. Dove è tra i principali organizzatori del festival italiano che ogni anno si svolge a Boca Raton.

The Club Swing Band

 

Come dire, in qualità di rappresentante informale dell'Italia, Marco sembra essere più efficace e più valido di tanti che lo sono ufficialmente.

Ogni occasione è buona per tornare ad Alvito: siano le vacanze estive, siano le nozze d’oro dei genitori, sia per progettare un piccolo nido per la sua famiglia arricchita da due deliziose bambine, a recuperare tempi, panorami e suoni, parole e sapori…. tra una trattativa immobiliare  ed un’altra, tra un concerto ed un altro …

 

E se qualcuno si chiede: "Ma i difetti di Marco?", lo invitiamo a rivolgersi alla moglie Maria, li conosce TUTTI !

 

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