“Domenico, Domenico ho trovato un altro cucchiaio bruciato”. Con voce tremante, mia madre mi chiama per dirmi che ha trovato un altro cucchiaio bruciato in casa. Mi sento come se l'aria fosse stata rapidamente risucchiata dai miei polmoni e il mio cuore inizia a battere forte. Ci risiamo.

E’ questo il temuto allarme e la temuta invocazione della madre a tormentare il cervello e il cuore di Domenic.

Domenic Esposito è un personaggio di cui San Donato VC e la Valle di Comino, se non l’intera provincia, possono essere fieri, perché ambasciatore dei nostri migliori “geni” in terra americana.

Domenic e la moglie

Figlio di Catello Esposito di San Donato Vc e di Anna Esposito di Sora, vive da alcuni decenni negli Stati Uniti, nel Massachusset, nelle vicinanze di Boston. Lui è nato negli Stati Uniti, dove risiedevano i genitori. Qualche anno dopo la sua nascita la famiglia cercò di rientrare definitivamente in Italia, ma la perdurante difficoltà nei posti di lavoro la indusse a emigrare nuovamente negli States. Domenico, dopo essere diventato adolescente e aver frequentato il primo anno delle superiori a Sora, seguì ovviamente la famiglia. E il suo destino approdò definitivamente negli Stati Uniti.

I genitori con i figli di Domenic

Nel suo percorso di studi consegue una laurea in discipline economiche. E’ brillante nella sua professione e viene rapidamente assunto in una Compagnia che gestisce un “Fondo pensione”. All’interno di questa società sviluppa con successo la sua carriera di manager, sino a diventare responsabile degli investimenti del Fondo nel Nord Europa, specificatamente in Germania, dopo aver girato in lungo e largo il mondo sempre con funzioni di crescente responsabilità.

Per intenderci le cronache riferiscono di come siano frequenti e cospicui, nel panorama economico europeo e italiano, gli investimenti di questi Fondi: dai titoli di stato, alle proprietà di aziende sino alla proprietà di squadre di calcio.

Dunque sino a pochi anni fa Domenic svolgeva la sua attività. Svolgeva, perché pochi anni fa i motivi per i quali gli arrivava quel disperato grido della madre hanno contribuito a cambiare la sua vita, inducendolo a dimettersi dal suo ruolo di manager per dedicarsi alla protezione della famiglia e all'attività artistica.                                                                                                                                                    

Negli Stati Uniti, insieme a tante cose belle, ci sono anche molte cose brutte, non parliamo della diffusione scriteriata delle armi, non parliamo dei milioni di homeless e di cittadini privi di copertura sanitaria, no… Parliamo della morte di migliaia e migliaia di persone per dipendenza da sostanze stupefacenti indotta dalla libera e insensata commercializzazione di potenti antidolorifici ed analgesici.


Il problema è questo: un incidente, una malattia può provocare il bisogno spasmodico di antidolorifici. Questi antidolorifici negli USA sono molto efficaci, perché contengono massicce dosi di morfina. La connivenza di moltissimi medici nel prescriverli, l’assenza di una rigorosa regolamentazione nel loro commercio, le aggressive campagne di marketing delle aziende farmaceutiche produttrici come la Purdue Pharma, la Johnson & Johnson, ed altre Big Pharma, provocano e favoriscono l’abuso di questi antidolorifici, come l’Oxycontin. Il passo verso le sostanze stupefacenti pesanti è breve. Il risultato è un dramma che negli Usa coinvolge milioni di persone con le loro famiglie e che ha provocato la morte, dal 1997 al 2017 di 400.000 persone. Una realtà spaventosa dalla quale per il momento in Europa, grazie ad una legislazione più seria e meno succube agli interessi delle aziende farmaceutiche produttrici, siamo indenni, anche se alcuni segnali lasciano presagire un’inversione di rotta…              

Negli Usa, la liberalizzazione totale nella commercializzazione dei medicinali consente alle Big Pharma profitti spaventosi, la cui interfaccia è l’orribile elenco di vittime. Sembra non esserci soluzione al problema, data la connivenza di tanta parte del mondo professionale della medicina e della politica. Si è perciò sviluppato uno spontaneo movimento di difesa civile, sostenuto principalmente dai familiari delle vittime, per sensibilizzare l’opinione pubblica e condannare i responsabili di tale tragedia. Campagne di stampa, sit in, convegni, performances e manifestazioni sono i metodi con cui questo movimento promuove colpevolezza e responsabilità e sollecita la magistratura ad intervenire. E la magistratura, dopo anni di attività da parte degli attivisti del movimento, comincia a muoversi. Recentemente in Oklahoma La Johnson&Johnson ha subito una pesante condanna, http://www.informasalus.it/it/articoli/abuso-oppiacei-johnson-johnson.php, a cascata gli attivisti sperano che ne seguano altre che riescano ad invertire  decisamente la situazione, .  

Domenic ha un fratello minore, Danny. Alcuni anni fa, a causa di circostanze impreviste, divenne rapidamente dipendente dei potenti antidolorifici.

Sono intuibili i problemi, i danni e i drammi che la tossicodipendenza provoca. Domenic, a poco più di quaranticinque anni, sposato e con quattro figli, con una carriera in progressione, in viaggio continuo nel mondo, decide di lasciare il lavoro per dedicarsi ai problemi del fratello e della famiglia.  

Non si limita tuttavia ad assistere e proteggere il fratello dai guai che lo tormentano, in lui sembra riemergere qualcosa che quasi geneticamente apparteneva, o appartiene, alla cultura sandonatese: l’insofferenza per l’ingiustizia, l’attenzione per i più deboli. Questo istinto lo spinge a partecipare attivamente al movimento che si oppone alle multinazionali del farmaco responsabili del problema, diventandone un attivista molto impegnato e noto. Nella regione dove vive, Westwood nelle vicinanze di Boston, il movimento è abbastanza combattivo. Qual è però il contributo specifico che Domenic apporta al movimento?

E anche qui sembra avvenire un altro richiamo ai “geni” di origine sandonatese: l’attitudine diffusa  verso l’artigianato in genere e quello artistico in particolare. Sono, o meglio erano, molto conosciuti per la loro bravura tecnica ed artistica gli scalpellini, i falegnami, i fabbri sandonatesi. Domenic, dopo aver abbandonato il lavoro per stare vicino alla famiglia, da uomo di affari che era, si riconverte in fabbro con mani sporche e callose, organizzandosi una grande e attrezzata officina meccanica, con tanto di incudine e forgia per la lavorazione del ferro, dove crea i suoi lavori artistici.

Attività che s’intreccia con la partecipazione e la lotta del Movimento.

Domenic con la madre di una vittima degli oppioidi

Piccola premessa: La multimiliardaria famiglia Sackler, proprietaria della Purdue Pharma, mentre si ostina a non voler riconoscere la propria responsabilità nel problema delle mortali tossicodipendenze, è munifica sponsor dei più famosi Musei d’arte nel mondo. Presso il Metropolitan Museum di New York, esiste addirittura una sezione Sackler dove è stato montato un Tempio d’origine egiziana. Ma anche il Guggenheim di New York, la Tate Gallery di Londra e il Louvre di Parigi hanno fino all’anno scorso goduto delle donazione della famiglia Sackler. Recentemente, infatti, le prestigiosissime istituzioni d’arte hanno deciso di rifiutare qualsiasi donazione da parte della famiglia.

Per contrappasso all’attività di filantropi d’arte della famiglia Sackler, la lotta del movimento si è arricchisce di performances artistiche, quadri e murales diventano mezzi di lotta, gli stessi Musei sono diventati luoghi di manifestazioni.

Domenic e una sua opera davanti la sede della Purdue Pharma

In questa fase si inserisce Domenic con il suo The opioid spoon project: progetta e costruisce nella sua officina un cucchiaio, a simbolo di quello usato per l’assunzione dell’eroina, cui da il nome di "Purdue Spoon".

La scultura è costruita in acciaio di grosso spessore, pesa 800 libbre, quasi 400 kg, misura 3 metri di lunghezza, 1.2 L. di larghezza e 1,2 ml di altezza. La ciotola del cucchiaio ha una patina di metallo bruciato.

In collaborazione con altri artisti e attivisti del movimento di protesta, questo cucchiaio viene installato all’ingresso delle grandi aziende farmaceutiche produttrici e distributrici dei medicinali incriminati. Un’autentica e intelligente provocazione artistica. A queste performances seguono di norma repressioni da parte della polizia e altre infinite vertenze giudiziarie da parte delle aziende farmaceutiche che si sentono danneggiate nell’immagine, che è esattamente quello che la lotta degli attivisti del movimento vuole ottenere per raggiungere una legislazione favorevole.

Ma lasciamo allo stesso Domenic descrivere il senso della sua opera:

"Il mio fratello più giovane ha lottato con una dipendenza da oppioidi negli ultimi 12 anni. Come tanti altri, ha iniziato divorando gli oxy, solo per diventare rapidamente dipendente e schiavo del veleno che continua a rovinargli la vita. Ormai siamo per lo più venuti a patti con la delusione della ricaduta. Il dolore è qualcosa che quelli come noi, con un membro della famiglia alle prese con la dipendenza, hanno dolorosamente imparato ad affrontare. Il cucchiaio bruciato è diventato l'albatro della mia famiglia. È un oscuro e macabro simbolo di disperazione.

La scultura del cucchiaio bruciato (Purdue) incarna il dolore che ho provato nell'affrontare il dramma da uso di sostanze nella mia famiglia. La strada per la guarigione è lunga, pesante e talvolta piena di disperazione; e come tante famiglie nella stessa condizione è una strada non ben compresa. Molte persone non si rendono nemmeno conto che la dipendenza da oppioidi è una malattia. Che la dipendenza cambia effettivamente la composizione chimica del cervello.

Questa scultura intende portare consapevolezza e responsabilità ai responsabili di questa tragedia che ha provocato tantissime vittime. Questa epidemia trascende la razza, il livello del reddito, il credo o la religione. Non discrimina. E, a differenza di molte altre malattie che ci colpiscono, il denaro non compra la tua sopravvivenza. Scrivere un grande assegno in modo che tuo figlio possa essere ricoverato in un fantastico ospedale di riabilitazione non aumenta le tue possibilità di superarlo. Ho passato più di un decennio cercando di aiutare mio fratello, solo per farlo finire in prigione. Ma, mi dico, almeno è “fuori terra”. La mia famiglia ed io abbiamo provato tutto il possibile in questa lotta. È una battaglia con le probabilità completamente contro di noi.

Gli oppioidi sono stati e continuano a essere ampiamente disponibili in questo paese. A parte questo farmaco, il pusher non sta aspettando all'angolo di una strada. E’ vestito con un abito buono e lavora in un ufficio. È a causa di certe aziende farmaceutiche e dell'eccessiva prescrizione di oppioidi, che i nostri figli stanno morendo. È tutto pateticamente - e forse prevedibilmente - il risultato dell'avidità aziendale. Il "calamaro vampiro succhiatore di sangue" come l'ha coniato così appropriatamente la rivista Rolling Stone. Ci sono volute così tante vite. Il Purdue Spoon è un campanello d'allarme per una società che supporta l'avidità aziendale e consente alle grandi aziende farmaceutiche. È un simbolo di solidarietà per chi lotta e chi ha perso, e un monito per chi non è ancora schiavo. Chiama "non sei solo". Vorrei avere la risposta e la cura per porre fine a questa orribile epidemia che ha causato così tante vite. La mia unica arma è aumentare la consapevolezza del fenomeno ed inchiodare alla loro responsabilità coloro che prosperano e favoriscono questa epidemia. Solo allora potremo fare un passo avanti nella lotta contro questa malattia. “

 L’impegno di Domenic è notevole e frenetico, partecipa ad esposizioni d’arte, a tour di posizionamento del cucchiaio agli ingressi di fronte alle aziende farmaceutiche in tutti gli Usa, a convegni presso le Università. 

RASSEGNA STAMPA ESTERA

https://www.prnewswire.com/news-releases/artistactivist-domenic-esposito-selected-to-display-one-of-his-signature-800-lb-opioid-spoon-sculptures-at-artpalmbeach-2020-300973951.html

https://www.prnewswire.com/news-releases/artistactivist-domenic-esposito-places-800-lb-opioid-spoon-sculpture-at-rhodes-pharmaceuticals-300791757.html

https://www.prnewswire.com/news-releases/800-pound-metal-heroin-spoon-dropped-outside-hhs-building-in-dc-300825516.html

https://www.prnewswire.com/news-releases/artistactivist-domenic-esposito-places-800-lb-opioid-spoon-sculpture-at-johnson--johnson-headquarters-to-shine-a-light-on-sinister-opioid-production-and-distribution-practices-300920755.html

https://docs.google.com/document/d/1qUyy1oX3Q6GMdttqJeOUrKTqleHahnD0WgBzbKXnJow/edit?usp=sharing

https://www.vice.com/en_us/article/gye7j4/artists-are-occupying-museums-to-protest-big-pharma 

https://hyperallergic.com/448855/artist-drops-800-pound-heroin-spoon-outside-oxycontin-manufacturers-headquarters/

https://www.wbur.org/artery/2019/01/18/nan-goldin-sackler-name-museums-opioid-epidemic

https://eu.usatoday.com/story/news/nation/2018/06/23/drug-spoon-sculpture-placed-outside-purdue-pharma-headquarters/727997002/

https://www.artforum.com/news/protest-at-purdue-pharma-headquarters-leads-to-gallery-owner-s-arrest-75856

https://www.nytimes.com/2018/06/22/arts/design/art-protest-arrest-at-oxycontin-maker.html

https://www.nbcnews.com/news/us-news/drug-spoon-sculpture-placed-outside-drugmaker-purdue-pharma-s-headquarters-n886036

https://www.theartnewspaper.com/news/massachusetts-sues-eight-members-of-sackler-family-for-fuelling-us-opioid-epidemic

L’originalità della lotta di Domenico è diventata nota in tutti gli Stati Uniti, la stampa e la televisione del paese si interessano alla sua attività, ed ora anche in Europa i media si interessano alla sua lotta. Recentemente la Tv tedesca ARTE ha mandato in onda in, collaborazione con altre reti europee, una sua intervista, altri servizi sono sul Le Monde e su El Pais.

Album di famiglia

 

Intervista telefonica a Domenic Esposito

a cura di Irene Mizzoni

Mercoledì 30 settembre ho sentito telefonicamente Dominic. E’ a Boston. Gli ho chiesto di raccontarmi la sua storia. “Io sono nato a Boston - mi ha detto - Mio padre è di San Donato e mia madre è di Sora. Sono cittadino italiano con passaporto e sono anche cittadino americano. Tutto è iniziato quando il parroco della mia chiesa qui a Boston, la Saint Margaret Mary, in occasione di una raccolta fondi, mi ha scelto per parlare di me. La Saint Margaret Mary è l’unica chiesa che ha un servizio di ricovero, dunque è una chiesa importante. E’ in questa occasione, dopo aver parlato della mia storia che per me si è aperto un vero e proprio mondo. Fino a quel giorno pensavo di essere l’unico ad aver vissuto quella esperienza. Nessuno vuole parlare di questa malattia, molti si vergognano. Ho conosciuto tante famiglie, tutti avevano avuto la stessa esperienza. Io volevo contribuire a cambiare la cose, attraverso una dimostrazione forte. Così ho forgiato il cucchiaio. E’ molto pesante, di circa 800 libre, dunque difficile da spostare. Mi occupo di arte da circa 6 anni, il progetto invece, risale a circa 3 anni fa. Prima facevo tutt’altro, ero nel mondo della finanza, avevo un ruolo importante. Ho gestito fondi internazionali per 23 anni. Con le mie sculture cerco di dare forma a dei simboli, simboli di ingiustizia sociale. Dicevo, ho avuto modo di conoscere tante famiglie non solo di Boston. Mi chiamavano da molte zone e tutti mi chiedevano di andare a parlare, lì dove pensavano che il problema fosse più marcato. Invece, col tempo ho scoperto che non c’era un epicentro della dipendenza da oppioidi, era ovunque. Abbiamo messo in atto 4 azioni di protesta, con altrettanti cucchiaia, ognuno aveva un significato specifico. Avevamo intrapreso il tour. Abbiamo fatto tappa in 15 città, c’era tanta gente. Io voglio dargli il mio orecchio e e la mia voce. Sono migliaia di famiglie. Ad aprile abbiamo dovuto fermarci ma a gennaio abbiamo in programma di riprendere il tour e attraverseremo la West Coast, dove ci sarà un nuovo cucchiaio

 E’ dunque tempo che anche in Italia si conosca l’avventura di questo personaggio, che è ricorso ai “geni” originari della sua cultura per dare il suo contributo all’affermazione del diritto alla vita.

ValcominoSenzaConfini